In una società inondata da immagini, frutto, per lo più, di scatti inconsapevoli che ci travolgono col loro fluire ininterrotto, le fotografie che cerco di realizzare mi fanno crescere sensazioni, stati d’ animo che provo a fermare traducendole in emozioni, comunicandole, anche con la parola, a chi le guarda.
Un esperimento, il mio, tra fotografia, emozioni e parole che dà vita a didascalie che accompagnano ogni foto. Si tratta, per lo più, di scene di matrimonio, di momenti felici, in cui, pur non invadendo l’ intimità dei soggetti, fermo sulla carta stampata un’ emozione.
I miei scatti, quindi, non sono destinati ad essere statici ed effimeri “album” di nozze, bensì “scene” di un matrimonio che raccontano, nel loro dinamismo ed espressività, la storia di un incontro.
Mi interessa definire una ” fotografia dell’ anima ” che svela peculiarità psicologiche non rintracciabili al primo impatto, in cui l’ elemento descrittivo ed il bianco – nero usato, diventa complementare, anche se importante.
August Strindberg, artista poliedrico, nonché fotografo, cui si deve l’ espressione “fotografia dell’ anima”, diceva: ” … io voglio che le persone vedano la mia anima e che essa si manifesti nella fotografia…”. Così le mie immagini diventano un gioco di specchi tra scatti, sensazioni, immagini e parole, perché, come diceva Henri Cartier Bresson: ” … la fotografia viene da sola. Non è un mezzo di propaganda, ma un modo di gridare quello che senti.”